L'attimo che credi non essere come tutti gli altri è lo stesso in
cui ti accorgi che il tuo mestiere è proprio quello di distruggere attimi. E ogni volta è sempre la solita ultima volta. E tutto si ripete. Mentre ti ho visto passare, il tempo andava nell'altra direzione.
E magari stavi anche passando a prendermi, ma io ti aspettavo in un passato che non era il tuo. Forse neanche il mio.
Sono dubbi da cancellare i miei, lo so. Ma si abbinano così bene al colore dei tuoi occhi che è un peccato farne a meno.
Noi che viviamo al confine, tra quello che vogliamo davvero e quello che dobbiamo volere per forza. Prima di te non mi mancava niente di quello che adesso non ho.
Dovevi rimanere superficiale, come quei maledettissimi riflessi sul vetro e non fare di te la mia finestra d'estate mente qui dentro di me è inverno.
E tu lo sapevi che lasciare decidere a me era l'unico modo per poterci dividere. Fai sempre lo stesso errore, i rimproveri tieniteli per chi vuole essere perdonato.
Ricostruire. Ricostruire la notte passata. Ricostruire i ricordi. Ricostruire i pensieri. Ricostruirsi.
Quella cieca consapevolezza di essere un riflesso e non un colore sulla superficie della tua vita. Granelli di sabbia incastrati tra le pieghe dei sedili dell'auto, pensieri di sale sulla pelle, labbra affamate di altre labbra, tu.
E se intorno sarà il vuoto ci passeremo attraverso fino ad essere dentro niente, ma sarà il nostro niente.
Nessuno è come vorresti che sia, ma a volte quel nessuno sa essere l'unico che vorresti.
Sono le parole che amiamo quelle che ci hanno ucciso un sacco di volte.
E tu non te ne sei mai accorto.
On Air: Agnes Obel - Riverside