Il cielo e il mare hanno lo stesso colore delle promesse non mantenute.
Io te l'avevo detto, Chopin va capito ad occhi chiusi.
Tu me l'avevi detto, la notte va capita dagli occhi di chi ti sta accanto.
Alle domande fatte con gli occhi si risponde con le carezze, ti ripetevo. In silenzio. Da perdere c'è rimasto solo lo spazio tra le mie mani e le tue, forse se lo ignoro pian piano scomparirà. Nuoto in un mare che non si accorge di me. Ho costruito la mia fortezza di certezze troppo vicino alla riva e sono stata talmente brava da progettarla in modo da non poterci entrare. Ho messo in fila tutte le nostre frasi su quelle cinque righe, come le tessere del domino. Manca
solo l'ultima nota, quella che farà cadere tutto. E con la lontananza necessaria, capiremo la bellezza del disegno, capiremo di averne appena creato uno nuovo, del colore che più ci somiglia.
Ma tu, intanto, prestami le mani che ci gioco un po'.
C'è chi confonde la felicità con la banalità, chi scambia un'abitudine per
una certezza. Chi ha vinto la paura convincendo gli altri che non ne ha, chi grida a
bassa voce e chi pretende di parlare quando non ha niente da dire. Chi non sa come dire la verità senza ferire, chi prova a riposarsi nei silenzi. E c'è chi accarezza tasti bianchi e neri, con le stesse parole, per rimanere legati alle mani che le hanno scritte.
Volevo solo salvarti dalle mie canzoni tristi.
Il tempo giusto per ricominciare arriva puntuale solo se è davvero quello che vuoi tu.
Nella vita. Come negli spartiti. Ci troveremo, sempre. Ogni volta.
Nella vita. Come negli spartiti. Ci troveremo, sempre. Ogni volta.
Con le mani sugli stessi tasti, ma lontani anni luce da qui.