E non è vero che ti sto cercando, è che mi trovo sempre quando sto con te. Ed è sempre troppo poco quello che ho e sono sempre troppe le cose che mi mancano, come il suono della tua voce che fa addormentare la rabbia, le tue mani tra i miei capelli che mi allontanano le sigarette e i nostri corpi così stretti da non lasciare spazio all'insonnia.
E continuo a cercarmi anche tra le bugie che si dicono, come quella che sarà il tempo a limitare i danni o che sarà l'abitudine a prendere le mie carte nella nostra partita per avere una mano che non sia la tua nella mia.
E allora cercherò di collezionare i giorni tutti uguali, quelli che hai creduto fossero tuoi, per intrecciarli con le parole che siamo costretti a leggere nel vuoto che ci siamo aperti dentro. E sarà come respirare, per la prima volta.
E allora cercherò di collezionare i giorni tutti uguali, quelli che hai creduto fossero tuoi, per intrecciarli con le parole che siamo costretti a leggere nel vuoto che ci siamo aperti dentro. E sarà come respirare, per la prima volta.
E all'improvviso, come dopo una lunga apnea, ritroverò il posto dove mandare le parole per sentire il suono di tutte quelle che abbiamo detto sottovoce, per non disturbare, mentre dovevano essere urlate.
E spegnerò tutte le luci delle stanze dei ricordi che ci hanno visto camminare insieme perché la notte porta sempre più altrove di quanto siano capaci di fare le distanze. E poi mi metterò a ridere, tra la gente. Sì, tra tutta questa gente al buio, che non vede.
Che non mi vede.