Noi che la distanza l'abbiamo sempre misurata in quante volte dovevamo parlarci prima di capirci. Noi che partendo da due storie diverse ci trovavamo sempre nello stesso finale. Noi che la direzione giusta dei nostri viaggi era quella che avevamo scelto. Noi che nascondavamo l'amore dietro gli angoli dei sorrisi e della rabbia, dietro cieli di metallo e umori di carta. Noi che sempre fuori luogo e fuori tempo, ma nel posto giusto e al momento giusto col sole in faccia per riflettere ambiguità e trattenere un po' di calore per scaldare l'anima. Noi che se abbassavamo lo sguardo sulla tastiera era perché in quel momento le mani che scrivevano erano diventate quattro.
Tu che molto spesso chi ti cambia la vita è proprio quella persona che non ne farà mai parte
e io che mi infilo come un segnalibro tra le tue pagine per ricordarti a che punto sei, ché chi ricorda non è nè felice nè triste, è solo qualcuno che vuole restare.
Tu che hai sete di razionalità e io che ho il bisogno di dare un posto alle cose senza che ci siano le ombre del passato e del futuro.
Tu con i tuoi sorrisi come anestetico prima di usare parole taglienti e io con le mie torri di silenzio che non riesco ad abbattere. Tu che chiamami anche sul tardi e io che se ti dovessi mancare.
Tu che non credi nei ritorni ma neanche a chi rimane e io che se chiudo gli occhi esprimo solo desideri da non desiderare. Tu e io con le mie nuvole scure disegnate con le tue teorie su di me. Tu e io che un noi forse non c'è mai stato.
On Air: The National - Slow show