martedì 6 marzo 2012

Sei perché non siamo più.


Sei le mie risposte brevi, i tuoi segreti degli armadi e il nostro vizio di partecipare che tanto ci siamo già persi. Sei le opinioni prese in prestito e le riunioni di condominio dei pensieri. Sei i graffi sulle mani, le citazioni e le agitazioni, sei anche le citazioni da primi premi e tutti i tuoi discorsi seri sui sentimenti rinnovabili. Sei il condizionale passato di ogni frase. Sei le foto dove stiamo stretti e le cicatrici dei ricordi. Forse sei anche tra i giorni quando ho deciso di non tornare più. Sei la siepe del Leopardi e non voler andare oltre. Sei tempo libero da non so che cosa e tempo perso che non trovo. Ma rimani sempre e comunque il giorno dopo. Sei frasi del tipo "E' troppo tardi" e i miei dialoghi interiori in cui mi dico quello che non voglio sentire. Sei tra le risposte che ho sbagliato solo per pigrizia di essere felice e vagamente divertente. Sei i sorrisi leggeri mentre i coltelli della nostalgia continuano a fare il proprio lavoro nello stomaco. Sei la mia non voglia di insegnarti e la mia non voglia di imparare. Sei la mia statua interiore che Diderot dice non riscirò a demolire. Sei i pensieri confusi che uso per trovarti per caso, sei occhi marroni che usavo per guardare lontano. Sei rabbia che dalle mani finisce sui tasti. Sei i miei silenzi cancerogeni. 
Sei qualcosa che devo smettere.

On Air: Radical Face - Ghost Towns

3 commenti:

  1. Adoro la tua scrittura. Volevo da tempo un posto in cui poterti leggere NON 140 caratteri alla volta. Valeva la pena, aspettare.

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  2. somiglia ad un abito che può essere indossato da tutti, ma che al tempo stesso non è di tutti

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Chiedetelo a Rory Gallagher.

La musica che non piace agli altri ha sempre qualcosa di magico. Sì, molto di più rispetto a quella che invece accomuna. Stessi gusti. Okay,...