martedì 31 luglio 2012

Quello che resta.

 Quel rischiare di essere felici e la troppa prudenza che tiene stretta la pelle, il cinismo di quei colori che si lasciano attraversare dalla luce cambiandole colore per sempre, come io con te. Quella colpa che parla ai sensi con entusiasmo, io e quello che voglio quando quello che voglio non sei tu. Quel camminare sulla superfice di un nuovo pianeta, come su di te. Quel sole che fa venir voglia di nuove ombre e allontana gli abbracci. E poi quei sorrisi che ti confondono, che non sai se ricambiare con un altro sorriso o iniziare a preoccuparti che ti mancheranno. Tanto io con te volevo solo condividere quell'estinzione. Quei meccanismi di autodifesa o autodistrzione, come quel cercare di dimenticarci. Quel silenzio che rimane ad ascoltare anche le parole che non gli hai mai dedicato e quei temporali d'estate che arrivano sempre all'improvviso, come quei ricordi che annullano le distanze.

E alla fine conteranno solo le parole che non hai detto per non ferire chi con te aveva già iniziato a farlo da troppo tempo. E appenderemo le nostre collezioni di Sarebbe potuto essere al muro del passato lasciando con cura lo spazio vuoto su quello del presente.
Ed era bello quando mi raccontavi della notte come se stessi parlando di me. E tu lo sapevi che quando la notte ha un corpo ha sempre un inizio e una fine ma mai un quando. 

Ora sei quella mia prima canzone triste mai ascoltata. Distanti da ogni regola del tempo, perché è d'istanti che sono fatti i sempre.

On Air:  Moddi - Smoke

1 commento:

  1. Perché la felicità è come camminare a piedi nudi sulla corda del trapezista, senza rete e con le gabbie dei leoni tutte aperte.

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Chiedetelo a Rory Gallagher.

La musica che non piace agli altri ha sempre qualcosa di magico. Sì, molto di più rispetto a quella che invece accomuna. Stessi gusti. Okay,...